CAPITOLO PRIMO.
CAPITOLO SECONDO.
CAPITOLO TERZO.
CAPITOLO QUARTO.
CAPITOLO QUINTO.
CAPITOLO SESTO.
CAPITOLO SETTIMO.
CAPITOLO OTTAVO.
CAPITOLO NONO.
CAPITOLO DECIMO.
CAPITOLO DECIMOPRIMO.
CAPITOLO DECIMOSECONDO.
CAPITOLO DECIMOTERZO.
CAPITOLO DECIMOQUARTO.
CAPITOLO DECIMOQUINTO.
CAPITOLO DECIMOSESTO.
CAPITOLO DECIMOSETTIMO.
CAPITOLO DECIMOTTAVO.
CAPITOLO DECIMONONO.
CONCLUSIONE.
ETTORE FIERAMOSCA
OSSIA
LA DISFIDA DI BARLETTA,
DI
MASSIMO D'AZEGLIO.
FIRENZE.
FELICE LE MONNIER.
—
1850.
Al cadere d'una bella giornata d'aprile dell'anno 1503 lacampana di San Domenico in Barletta sonava gli ultimi tocchidell'avemaria. Sulla piazza vicina in riva al mare, luogodi ritrovo degli abitanti tranquilli che, nelle terricciuole deiclimi meridionali specialmente, sogliono sulla sera essere insiemea barattar parole al sereno per riposarsi dalle faccendedel giorno, stavano col fine medesimo dispersi in varjgruppi molti soldati spagnuoli ed italiani, alcuni passeggiando,altri fermi, o seduti, od appoggiati alle barche tiratea secco, delle quali era ingombra la spiaggia, e, com'ècostume delle soldatesche d'ogni età e d'ogni nazione, il lorocontegno era tale che pareva dire: il mondo è nostro. Difatto, lasciato loro il campo migliore, si tenevano i terrazzaniin disparte, dando così a questa loro burbanza tacitaapprovazione. Chi per figurarsi questo quadro si volesserappresentare una simile radunata de' nostri soldati moderninella loro misera uniforme, sarebbe lontano assai dall'averneuna giusta immagine. L'esercito di Consalvo, le fanterie specialmente,quantunque le meglio in arnese, e le migliori ditutta cristianità, non conoscevano però, più di qualunquealtra milizia del secolo XVI, la stretta disciplina moderna,che è giunta a render si