C. CANTÙ
STORIA DEGLI ITALIANITOMO XII.


STORIA
DEGLI ITALIANI

PER

CESARE CANTÙ

EDIZIONE POPOLARE
RIVEDUTA DALL'AUTORE E PORTATA FINO AGLI ULTIMI EVENTI

TOMO XII.

TORINO
UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE
1877

[1]

CAPITOLO CLX.I Pontefici. Ferrara e Urbino. Guerra di Castro.Contese pel giansenismo e per la regalia.

La natura elettiva del sovrano a Roma portava perciascuna vacanza una rivoluzione. Appena il papa avessechiuso gli occhi, prorompevasi a sparlarne quando piùnon era pericolo, e a sbottonare i favoriti di esso; generalmenteil nuovo eletto congedava il segretario diStato del predecessore, e con gente nuova e inespertacambiavasi e politica e amministrazione. L’Impero,Spagna, Francia, Savoja intrigavano nel conclave permettere la tiara a un loro benevolo, usufruttando i votidi cui ciascuna disponeva. Per ispirazione, cioè ad unanimità,o per compromesso eleggeasi rarissime volte;le più per iscrutinio, dov’è necessario l’accordo di dueterzi dei cardinali presenti. Fra i parteggianti orzeggiavaun battaglione volante di cardinali, insufficientia eleggere, bastevoli ad escludere: il che prolungava levacanze, durante le quali l’amministrazione sfasciavasi,la giustizia si rilassava, ricomparivano le bande.

Gregorio XV nel breve regno tentò riparare agliabusi del conclave: ma come, se tanti ne faceano profitto?Matteo Barberini di Firenze, arricchitosi ad Anconatrafficando, gli successe col nome di Urbano VIII (1623). D’etàfresca, avvezzo agli affari, di salute atletica, d’ingegnoameno, leggeva versi moderni e ne facea, prediligendochi glieli lodasse; chiamò di Germania i dotti LucaOlstenio ed Abramo Echellense, di Levante Leone Allacci,oltre il fiore degl’Italiani; agli ecclesiastici interdisse[2]i negozj secolareschi; pubblicò migliorato il Breviarioromano, correggendone egli medesimo gl’inni;da San Benedetto di Polirone nel Mantovano fece trasferirele ceneri della contessa Matilde in Vaticano,ponendole un mausoleo, di cui Lorenzo Bernini fece ildisegno e la statua, il resto suo fratello Luigi, StefanoSperanza il bassorilievo che rappresenta Enrico IV aipiedi di Gregorio VII. Se mostravangli i monumenti dimarmo de’ suoi predecessori, diceva, — Io ne erigeròdi ferro»; e pose Forte Urbano alle frontiere di Bologna;fortificò Roma; istituì a Tivoli manifatture diarmi; arsenale e soldati a Civitavecchia, dichiarataportofranco, in modo che i Barbareschi venivano avendervi le prede fatte sui Cristiani.

Sentendo alto di sè, comportavasi con autorità assoluta,dicendo: — Io intendo gli affari meglio di tutti icardinali uniti». Gli si faceva un’objezione tratta daantiche costituzioni papali? rispondeva: — La decisioned’un papa vivo val meglio di quella di cento papamorti». Voleasi fargli adottar un’idea? bisognava esibirglila contraria. Per tutta Europa era invocato arbitro;ma non che degnamente sostenere la sublimeparte, cogli ambasciadori chiaccherava, dissertava, anziche stringere, e volgeasi al sì e al no per capriccio,non per ponderazione.

Disastravano allora le cose de’ Cattolici in Germania;e G

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