LE ORE INUTILI.


AMALIA GUGLIELMINETTI


LE ORE INUTILI

NOVELLE

MILANO
Fratelli Treves, Editori
1919

Secondo migliaio.


PROPRIETÀ LETTERARIA.

I diritti di riproduzione e di traduzione sonoriservati per tutti i paesi, compresi la Svezia,la Norvegia e l'Olanda.

Tip. Fratelli Treves, 1919.

[1]

IL RITRATTO A PASTELLO.

Discutevano da quasi mezz'ora, il giovineschermendosi con parole vaghe e perplesse,la donna indagando con una ostinazione chediveniva a grado a grado impaziente. Finalmenteegli disse:

— Hai ragione. Oggi io sono diverso, oggiio ti devo confessare qualche cosa di abbastanzagrave e mi è mancato fino ad ora ilcoraggio di farlo. Devi darmelo tu questo coraggio,tu che sei una piccola donna forte, capacedi affrontare sola la vita e tutte le suesorde ostilità. Confortami tu, Ottavia, a parlare.Dimmi che sarai indulgente e clementecol tuo povero amico che ha paura, che hapaura di te.

Ottavia Dimauro che ascoltava, adagiata nell'angolodel divano giallo-oro, coi capelli nerisciolti sulla spalliera come un viluppo di serpenti[2]foschi, con le spalle nude e i fianchi avvoltistrettamente in una spirale di seta d'uncolor violaceo pallido che le scopriva i piedirosei nelle babbucce orientali ricamate di perle,lasciò sfuggire una lunga risata non più gaiae non ancora beffarda, volgendosi a fissareDino Altavilla, seduto accanto a lei, nell'altroangolo del divano giallo-oro.

— Mio povero amico, tu hai paura di me?Ci conosciamo ormai da due anni e mezzo edè questa la prima volta ch'io ti scopro unasensibilità così tremebonda e che mi riconoscouna così terribile forza. Che cosa dunque accadedi tanto spaventevole?

— Spaventevole? — ripetè Dino Altavillacon un breve sogghigno. — Non esageriamo.Ho detto soltanto che si tratta di una cosaimportantissima, la quale non mi giunge, d'altronde,improvvisa poichè la prevedevo da almenosei mesi. È un fatto che, del resto, nonha nulla di spiacevole, tranne l'impressione,la prima impressione che tu ne potrai riportare.Ed è appunto ciò che mi costringe adesitare tanto dinanzi a te, prima di decidermia confessarti questa semplice realtà.

Ottavia lo lasciò parlare sino alla fine, atteseancora alcuni minuti, fissandolo con lo sguardointerrogativo, la confessione di quella semplice[3]realtà e, constatando che il momento della rivelazionenon era ancora giunto, si strinsenelle spalle con una piccola smorfia sdegnosa,poi s'alzò, mosse alcuni passi sul folto tappetopersiano che copriva interamente l'impiantitodella vasta camera gialla.

Giallo era il broccato della coperta sul lettodisfatto, gialla, incrostata di merletti di Venezia,la seta delle tende alle due finestre altissime,d'un chiaro giallino il legno di cedro dei mobilie le due poltroncine basse ai lati del tavolinoda tè, e di un intenso oro caldo a riflessidi rame la grande cornice ovale che occupavala parete al disopra del divano, la cornice preziosala quale racchiudeva un delicato pastello:il ritratto di Ottavia Dimauro.

Ella sollevò il capo e si fermò dinanzi aquell'altra se stessa, così s

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