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GIUS. LATERZA & FIGLI
1911
Con audacia particolare dedico a Vostra Eccellenza la Marfisabizzarra, ch'è un fascio di dodici canti da me immaginati e scritti,intitolati «poema»; e non contento ancora d'avergli intitolati«poema», ho aggiunto a questo titolo l'epiteto di «faceto». A miocredere, un tale epiteto gareggia di temeritá colla dedica, giudicandola facezia, spezialmente in questo secolo, molto piú difficile dellaserietá, quantunque meno considerata da infinite persone che non sononé serie né facete.
Un certo bisbiglio di prevenzione fa la Marfisa qualche cosa diconseguenza, e però l'Eccellenza Vostra accetti a buon conto, come alei dedicato, cotesto bisbiglio anteriore, perché, letta che sia laMarfisa da lei e dal pubblico, non sará trovata cosa degna delmenomo riflesso, e sará tronco tosto anche quel favorevole mormorioche le dona qualche fama prima che sia pubblicata. Le prevenzionionorevoli in aspettativa sogliono riuscir perniziose all'operech'escono dalle stampe, perché le fantasie umane, naturalmentevoragini insaziabili, in attendendo curiose, si riscaldano, si formanodelle idee gigantesche in astratto; ed è facile che sembri loro alfindi vedere la meschina prole della montagna partoriente. La Marfisa,forse con ragione, sará considerata quel parto, ed io averò avuta lasfacciataggine di dedicarla a Vostra Eccellenza.
Non posso tuttavia ridurre interamente il mio cuore a disprezzarquesto poema quanto, uniformandomi ad altri, sarei capace esternamentedi avvilirlo con le parole. Qualche picciola parte della mia fragileumanitá, non atta alla filosofia, sente un vermicciuolo dipredilezione, il qual è poi anche una delle vere cagioni della miadedica. Si farneticherá forse per indovinar la ragione per la quale ioabbia donati piú alle sue che ad altre mani de' fogli spiranti satiraper ogni verso. Appago questa curiositá. Certi modi franchi e svelatine' discorsi dell'Eccellenza Vostra m'hanno fatto giudicare checonvenga piú a lei che ad altri una tal dedica, e forse forse procurocon questo dono di sedurre l'animo suo a leggere la Marfisa con unafavorevole disposizione. Gli onesti satirici non possono tener celatonemmeno un artifizio che usano in loro favore, com'Ella vede.
Per la cognizione che ho delle sue vaghe produzioni poetiche, del suointelletto e della sua vivacitá di esprimere un sano giudizio, la sualingua è da temersi quanto sarebbe da temer la Marfisa bizzarra, seella avesse il merito che ha la sua lingua. S'io fossi un poetamellifluo, caderebbero le mie lodi sopra il suo leggiadro portamento,sopra i gigli e le rose del suo colorito, sopra l'oro dei suoi capellie sopra temi consimili, possedend