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Neera
Galleria V. E. 17-80
Tipografia Bernardoni di C. Rebeschini e C.
"Signore Iddio, vi ringrazio. Siate benedetto, o Signore, nel vostrosplendore e nella vostra oscurità, nel bene che fate e nel male chepermettete, nella rivelazione e nel mistero, in questo mondo enell'altro, perché Voi solo sapete. Restino con Voi i cuori puri chemai non conobbero i turbamenti del peccato; vengano a Voi i cuoriardenti che la passione tormenta; accoglieteci tutti, mio Dio, nellavostra misericordia."
Sulle ultime parole il prete, che già stava in ginocchio cogli occhirivolti al cielo, chinò la testa, e rimase lungamente assorto inun'estasi mistica.
Era il tramonto, ed era la stagione più calda dell'anno.
A tanta altezza sopra i viventi il sole calava in uno sfolgorìoimmacolato di raggi, accendendo scintille sulle vette più sporgentidei ghiacciai, tracciando strisce purpuree sui fianchi delle montagne,facendo luccicare a tratti i piccoli rivoli delle sorgenti discendentilungo le balze, nel fondo dei burroni, dove già nereggiava il misterodella notte.
Fresca, purissima, imbevuta di aromi resinosi, l'aria traspariva inmezzo ai boschi d'abete, e, aprendo spazi più chiari nelle chiomevaporose dei faggi, ne faceva emergere i bianchi e ritti fustiallineati colla grazia elegante e gracile dì un colonnato greco.
Fuori dei boschi, nei cespugli sparsi, nei licheni arrampicanti, neigrossi ciuffi di rododentro, nelle ágavi, nelle ériche, nelle felci,nelle macchie brune e sinuose del muschio, nell'atteggiamento rigidodei rami delle brughiere si disegnavano ombre vaghe di persone oranti,di braccia erette al cielo, come se dalla natura tutta venisse inquell'ora e in quel luogo un irresistibile bisogno di preghiera.
Tornando ad alzare la fronte, il prete vide tutto ciò. Quei monti,quel cielo, quegli alberi, quello spazio, erano da molti anni i suoiamici, i compagni muti eppure intendenti del suo fervido innalzamentoa Dio. Con un placido sguardo egli abbracciò le vette fin le piùlontane, apparenti quasi nubi al disopra delle altre. Un profondosentimento d'amore, una parentela misteriosa lo univa a quei colossiche dalla terra guardavano il cielo. Egli ne sentiva la invittapotenza; amava la loro saldezza granitica, la purità dei loro marmi edelle loro nevi. Una tenerezza figliale lo prendeva, man mano chequalcuna delle vette scompariva nella oscurità; si sarebbe detto cheegli voleva accarezzarle come si accarezza una testa adorata a cui ilsonno sta per chiudere gli occhi.
Nessuna melanconia si mesceva a questo saluto che il solitario davatutte le sere ai suoi monti; nessuna preoccupazione terrena, nessuntimore per il domani. Semplice e calma, la sua anima riposava nellanatura di cui gli era penetrata in tutte le fibre la placiditàmaestosa. Non come uomo perduto in un deserto, ma come simile, viventefra i suoi simili, egli intendeva il si