ISTORIA CIVILE
DEL
REGNO DI NAPOLI
DI
PIETRO GIANNONE
VOLUME SETTIMO
MILANO
PER NICOLÒ BETTONI
M.DCCC.XXII
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STORIA CIVILE
DEL
REGNO DI NAPOLI
Quanto gli ultimi anni del Regno d'Alfonso furonotutti placidi e sereni, altrettanto quelli di Ferdinandosuo figliuolo furono pieni di turbolenze e diconfusioni. Si rinnovarono le antiche calamità, e sivide il Regno di bel nuovo ora con rivoluzioni internetutto sconvolto, ora da esterni nemici combattutoed invaso. Carlo Principe di Viana fece praticheco' Napoletani perchè lo gridassero Re. Il Papa lopretendeva devoluto alla sua Sede. I Baroni congiuratiinvitano alla conquista del Regno il Re Giovanni,come acquistato con le forze della Corona diAragona, e non senza gran sua fatica. Rifiutato dacostui l'invito, ricorrono a Giovanni d'Angiò figliuolodi Renato, che per le paterne ragioni lo pretendeva,e Duca di Calabria si facea perciò chiamare; e riuscitianche vani questi loro sforzi, congiurano di nuovo,ed il Pontefice Innocenzio VIII lor s'unisce, egli move guerra. Tante procelle, tanti fastidiosi e potenti[6]nemici ebbe a superar Ferdinando per mantenersinella possessione del Regno.
Appena morto il Re Alfonso, il Principe di Viana,come si è detto, era venuto in Napoli a questo fine,per mezzo di molti Baroni catalani e siciliani, ch'eranostati intimi del Re Alfonso, tentò far praticheco' Napoletani perchè lo gridassero Re. Come figliuolodel Re Giovanni pretendeva, che egli fosse il legittimosuccessore del Regno, e che Re Alfonso non potevalasciarlo a Ferdinando suo figliuol bastardo, peressere stato acquistato con le forze della Corona diAragona. Era ancora entrato in qualche speranza perl'alienazione del Papa da Ferdinando, e per l'avversioneed odio d'alcuni Baroni, che portavano al medesimo:ed all'incontro per l'affezione, che il Principes'avea guadagnato co' medesimi per la sua umanitàe mansuetudine. Ma la città di Napoli, e moltiBaroni, ricordevoli del giuramento, e delle promessefatte ad Alfonso gridarono subito: Viva Re FerranteSignor nostro; il quale cavalcando per la città, e perli Seggi ricevè le acclamazioni di tutto il Popolo.Quando il Principe vide questo, si risolvè tosto diabbandonar l'impresa, e salito in una nave, che stavain ancora nel Porto, partì per passar in Sicilia,e con lui s'imbarcarono tutti quei Catalani, che dalRe Alfonso non aveano avuti Stati nel Regno.
Ma quantunque Ferdinando s'avesse tolto davantiquest'ostacolo, non era però sicuro dall'insidie diPapa Calisto; egli ancorchè proccurasse per via dimessi e di lettere piene di sommessione e di rispettorenderselo amico, con tutto ciò trovò sempre nel Papasomma ostinazione. Avea Calisto fatta deliberazione dinon confermare nella successione il nuovo Re, e di[7]dichiarare il Regno esser devoluto alla sua Sede. Diceva,che il Re non poteva darlo a D. Ferrante, chenon gli era figlio, nè legittimo, nè naturale: che s'erafatto gran torto al Re Giovanni suo fratello, levandodall'eredità il Regno di Napoli, che c