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L'Autore intende di godere del privilegio conceduto dalle Regie Patenti del 28 febbrajo 1826, avendo egli adempito quanto esse prescrivono.
Erano da me stati immaginati alcuni poemetti narrativi, a cui davanome di Cantiche, ponendoli, per finzione poetica, in bocca d'anticoTrovadore Saluzzese; finzione che poscia ho rigettata, non avendo piùin animo di tessere, siccome io divisava, un romanzo, il quale a taliCantiche dovesse collegarsi.
Dato alla luce, anni sono, un saggio di esse, mi sembrò venissegradito dal Pubblico Italiano, e perciò m'induco ora a consegnarnealle stampe altre sette.
Sebbene io senta essere scarse le mie forze nel mettere in esecuzionesimili quadretti epici, mi pare non di meno d'accennare con essi unavia lodevole a quegl'ingegni che hanno disposizione al generenarrativo, e alla pittura de' caratteri e delle passioni. Non moltestorie offrono tema di grande poema epico, ma fra loro havvene assai,le quali possono porgere degno soggetto di brevi racconti eroici opietosi, dandoci a rappresentare fatti avvenuti, od anche ad inventaredignitose favole, relative a questo o a quel paese, a questo od a quelsecolo. Il raccontare azioni magnanime, ed errori e colpe, è uno de'modi con che la poesia può confortare lo spirito umano all'amore delledomestiche e civili perfezioni.
Chi avrà più vigore di me, potrà desumere molte morali Cantiche, piùsplendide delle mie, dagli annali delle varie parti d'Italia, niunanazione essendovi che abbia avuto più luttuose e più felici vicende,più diritti alla stima e più torti, più uomini insigni d'ogniqualità. Ho fatto la mia prova con poemetti piuttosto semplici ditessitura, e non adorni di grande splendore pel soggetto. Se ottengonoqualche suffragio, resterà vie meglio dimostrato quale buon successopotrebbe conseguirsi, traendo poetiche narrazioni di consimile foggiadai punti veramente luminosi delle storie nostre.
Le Cantiche da me eseguite sinora, vennero tutte poste nel medio evo,non già che io non discerna essere stati i pregi di quell'etàcontaminati da molta barbarie, ma bensì perchè tai secoli sono, perchi li vede in lontananza, un'età acconcia alla poesia, stante laforte lotta del bene e del male che allora sorse, e lungamenteagitassi per ogni dove. Inoltre quei tempi non meritano vilipendio, eciò ben dimostrano e quegli uomini che vi operarono alte cose, equelli che le tentarono, e le potenti città che vi crebbero, e leistituzioni con che s'andò scemando l'ignoranza e la sventura, perimpulso principalmente dei Sommi Pontefici e del Clero.
L'età presente offrirebbe altresì, a parer mio, un fondo eccellenteper racconti poetici, nobilitati da scopo morale. Le gagliarde eterribili vicende che abbiamo vedute nel breve spazio dicinquant'anni, tante deluse promesse, tanti errori, tante guerregiuste ed ingiuste, sub