LA
VITA ITALIANA
DURANTE LA
Rivoluzione francese e l'Impero
Conferenze tenute a Firenze nel 1896
DA
Cesare Lombroso, Angelo Mosso, Anton Giulio Barrili, Vittorio Fiorini, GuidoPompilj, Francesco Nitti, E. Melchior de Vogüé, Ferdinando Martini, Ernesto Masi,Giuseppe Chiarini, Giovanni Pascoli, Adolfo Venturi, Enrico Panzacchi.
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1897.
PROPRIETÀ LETTERARIA
Riservati tutti i diritti.
Tip. Fratelli Treves.
Su Mesmer e sul magnetismo animale si scrisserotanti libri che se ne farebbe una biblioteca.La libreria di Washington, che serve ai medicimilitari, conteneva, nel 1887, venti giornali travivi e morti, e duecento dieci tra libri e memorieche discorrono esclusivamente del magnetismoanimale.[1] Ciò s'intende senza tener calcolo delleriviste di medicina, di filosofia e di letteraturae tanto meno dei giornali quotidiani dove gliarticoli su Mesmer sono così strabocchevoli chesarà difficile dare l'inventario anche solo deimigliori.[2] Dieci anni or sono, quando venne inItalia il celebre magnetizzatore Donato, feci io[60]pure qualche studio su tale argomento e scrissidue articoli nella Nuova Antologia.[3]
Invitato da questa onorevole Società Fiorentinadi pubbliche letture, a parlare dinanzi a voi suMesmer e il magnetismo animale, cercai nei periodiciitaliani del secolo scorso, ed alcuni amicibenevoli intrapresero altre indagini negli Archividi Torino, di Firenze e di Venezia. Non avendotrovato documenti abbastanza importanti perfare una conferenza sul magnetismo nella vitaitaliana durante la rivoluzione e l'impero, rifiutail'invito fattomi.
Mesmer fu come una meteora che sorse escomparve rapidamente poco prima che scoppiassela più grande tempesta che ricordi la storiamoderna. L'anarchia, la rivoluzione e la conquistadell'Italia per parte dei francesi, seguironocon tale prontezza che la dottrina di Mesmernon ebbe tempo di metter radice fra noi. Undottore di Torino, certo Giraud, cercava a queltempo di farsi strada col magnetismo, ma il pubblicoaveva tutt'altro da pensare.[4]
E però mi scusai di non poter accettare; ma[61]era per me un onore così grande l'entrare afar parte di questo ciclo giustamente rinomatodi conferenzieri: era per me una fortuna cosìinaspettata di ritornare a Firenze dove ho passatodue anni come studente, che ho finito colcedere alle cortesi insistenze. Mi affidai alla vostrabenevolenza e pensai che mi avreste compatitosapendo che sciolgo un voto di gratitudineverso questa città nella quale è cominciata lamia carriera di fisiologo e dove mi sorridonosempre tante felici ricordanze della