PROFILI
IMPRESSIONI E RICORDI


NEERA

PROFILI
IMPRESSIONI
e RICORDI

EDIZIONE POSTUMA

MILANO
Casa Editrice L. F. Cogliati
1920


PROPRIETÀ LETTERARIA

Stab. Grafico Reggiani — Milano — Via della Signora, 15


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PROFILI

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UN IDEALISTA.
ALBERTO SORMANI

Io cerco di essere eclettico od a megliodire tollerante in fatto d’arte. Ammettotutte le forme o quasi, purchè vi sienosoddisfatte certe tendenze universalidell’anima umana. Ma la mia naturami porta a cercare nell’arte le formepiù alte, a rendermene conto, a determinarlee a seguirle nell’opera mia sele forze non me ne mancheranno. E perciò sono e mi dichiaro idealista, altamente,fortemente, fieramente idealista.

(Dagli scritti di Alberto Sormani).

Sono quasi cinque anni; e il tempo che tuttocancella, che tutto affievolisce, non ha ancoracancellata, non ha affievolita la indimenticabilememoria.

Era un giorno della fine di giugno, verso sera.Il caldo, quell’anno, aveva anticipato la suaafa snervante. Egli entrò nel mio salotto un po’pallido e con un abbandono affatto insolito silasciò cadere sulla poltrona. — Sono stanco — disse.

Chi lo avrebbe pensato, allora, che quelladoveva essere la stanchezza ultima, la stanchezza[8]misteriosa e fatale — a ventisei anni, nel vigoredella salute e delle forze?

Sono stanco, aveva detto Lui, che non si confessavastanco mai, mai scoraggiato, mai dômo.Lo guardai in viso e mi parve mesto. Soggiunse: — hogran bisogno di andare in campagna. — Miafferrai a questa speranza, esortandolo apartire subito, persuasa che nel suo dolce Pomelascasi sarebbe riavuto prontamente. Poiparlammo d’altro.

Calava la sera, pesante. La stanza riempivasid’ombre; i due rettangoli delle mie finestre siaprivano alla luce smorta dei fanali, nella via pocofrequentata. Gli era cara quella oscurità crepuscolaree per fargli piacere indugiai ad accenderela lampada. Nell’ambiente bigio udivo lasua voce senza quasi vederlo; ah! non era la solitavoce potente dallo squillo di bronzo ben temprato;aveva come un velo.

Egli attendeva in quei giorni alla traduzionefrancese dell’Ultima passeggiata, che avrebbemandata all’Ermitage, ostinandosi a cercare unaparola che non fosse banc per tradurre sedile.Gli dissi che se non l’aveva trovata lui, io non latroverei certamente. Insistette perchè avessi acercarla e glielo promisi. Mi veniva intanto allamente «Le banc de pierre» la soavissima romanzadi Gounod che ha tanti punti di contattocoll’Ultima passeggiata. Avrei voluto poterglielaridire, ma era impossibile.

Non si riusciva quella sera a entrare in un[9]discorso seguito. Ogni tanto uno di noi lanciavauna parola che sembrava cadere e frangersi controun ostacolò invisibile. La sua attitudine scoratami disorientava nel modo più assoluto. Pensaidi leggergli un breve lavoro del quale Egliaveva già appr

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